La foto: Sesc 24 de Maio

San Paolo del Brasile. Sul tetto del SESC 24 de Maiodi Alessandra Criconia

Di solito non commentiamo le foto di apertura del sito (il cui discorso si inserisce nella nostra tematica sul “diritto alla città”), ma questa volta facciamo un’eccezione. Abbiamo deciso di riprendere il tema dei centri SESC di cui ci siamo già occupati con l’articolo Sesc Pompeia di San Paolo. L’individualismo sociale in Brasile.

Sesc è l’acronimo di Serviço Social do Comércio, l’organizzazione dei commercianti che promuove la realizzazione di centri sociali multifunzionali in cui ci si reca per fare sport, mangiare, prendere un caffè, giocare, danzare, vedere una mostra, andare in biblioteca o all’emeroteca, assistere a uno spettacolo teatrale, incontrare degli amici o semplicemente trascorrere il tempo guardando dal terrazzo le cime dei grattacieli.

Da non confondersi con degli shopping center, questi centri pieni di attività, dove si trova anche un servizio odontoiatrico, sono dei luoghi di socialità solidale e, soprattutto, di riqualificazione urbana. San Paolo è una città che negli ultimi anni abbiamo visto progredire anche grazie all’azione del suo ex sindaco Fernando Haddad. In un Brasile ancora fortemente segnato dalle diseguaglianze sociali, e percorso da nostalgie autoritarie come la recente cronaca politica ci ha mostrato, i centri Sesc sono delle oasi di qualità della vita da preservare. Nello Stato di San Paolo se ne contano ben 39. Quello che si vede nella foto è l’ultimo in ordine di tempo, costruito dall’architetto Paulo Mendes da Rocha.

Per un convegno dal titolo “Diritto alla città. Territori, spazi, flussi”

Diritto alla cittàA cura della Fondazione per la critica sociale

Roma, novembre 2016

Il convegno intende riunire filosofi, architetti, urbanisti, sociologi, in un confronto sulle problematiche del territorio urbano dopo la fine della città tradizionale. Organizzato in tre sessioni tematiche – territori, spazi, reti –, ciascuna con delle relazioni, con interventi specifici e la presentazione di casi studio, avrà la durata di due giorni.

Prende le mosse dalla consapevolezza di un’avvenuta trasformazione della città, tanto da poter affermare che, così come l’abbiamo conosciuta, essa è ormai giunta alla fine. Al suo posto si stanno infatti delineando delle configurazioni prodotte da un processo di urbanizzazione a livello planetario che non dà segno di arrestarsi, incrementato com’è dalla demografia e dai massicci flussi migratori. Tutto ciò induce alla riflessione.

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Sesc Pompéia di San Paolo, l’individualismo sociale in Brasile

Sesc PompéiaTaccuino di viaggio
di Rino Genovese

[Questo articolo è apparso su “Il reportage”, 26, aprile-giugno 2016. Foto di Alessandro Lanzetta]

Primi a venirmi incontro, sceso dall’aereo, mentre il taxi cerca di farsi largo nel traffico delle sette del mattino, sono gli odori. Le città brasiliane traboccano tutte di friggitorie al chiuso e all’aperto fino a toglierti il respiro con le loro pastelle e salsicce, e soprattutto crocchette di frango, cioè di pollo, che insieme con il churrasco – noi diremmo il barbecue – segnano il ritmo di una vita che non smette di pulsare e nutrirsi a tutte le ore. São Paulo non fa eccezione: ne annuso l’aroma come quello di un appetitoso breakfast, che dà però un po’ fastidio a chi per prima colazione è abituato a un semplice caffè. Scaricato infine sotto il grattacielo che mi ospiterà, sorbisco il liquido nero in una grande tazza al banco di un baretto appena aperto. Ha inizio nell’ascensore che mi porta al ventinovesimo piano dell’edificio Copan l’esperienza reale della mia megalopoli. A questo enorme stabile dalla elegante forma ondulata, costruito da Niemeyer negli anni cinquanta, Regina Rheda ha dedicato un libro di racconti dalla vena surreale, intitolato L’arca senza Noè, per descrivere i suoi abitanti che, fino a non troppo tempo fa, formavano un’eteroclita schiera di poveracci, artisti spiantati e prostitute. Oggi l’edificio, in via di restauro, è popolato dalla nuova “classe media” (giovani coppie o più spesso single con un reddito mensile non superiore ai mille euro) creata dagli anni di Lula, come del resto l’intero centro storico, che conosce un processo di gentrification. Andata via una certa marginalità urbana, arrivano tra gli altri quelli come me, con le loro brave borse da viaggio piene di libri e di guide per fissare le idee e poter fare confronti.

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