Trump e Biden, due signori con i capelli tinti che si zittiscono a vicenda. (Mentre tutt’intorno, noi, assistiamo come le foglie d’erba di Whitman)

Trump e Biden
di Stela Xhunga
Il 30 settembre, alle 3 ora italiana, si è tenuto il primo confronto tv tra Donald Trump e Joe Biden. Comunque vada sarà un disastro. Uno ha 77 anni e raccoglie le speranze della massa in attesa del prossimo scandalo da sbandierare. L’altro ne ha 74 e colleziona scandali senza battere ciglio. Biden vincerebbe se lasciasse parlare solo l’altro, invece stanotte ha parlato, interrotto continuamente dall’avversario, tanto da perdere la pazienza e sbottare: “Will you shut up, man?”.

Intendiamoci, in un Paese come gli Stati Uniti, dove basta un niente per venire bollati come comunisti, e dove storicamente sono sempre esistiti due partiti, entrambi moderati, la destra liberista, e il centro liberale, che di tanto in tanto è colto da improvvisa pruderie sociale, il primo scontro tra Trump e Biden non poteva che ridursi a questo, a una prova muscolare intrisa di linguaggio bellico, dove l’altro è un nemico da zittire, screditare, ricorrendo a una retorica votata al pathos anziché al logos. Come dicono negli ambienti della finanza di New York, it’s an old boys club, un circolino dove ricchi e attempati signori bianchi giocano a farsi la guerra. Un’ora e mezzo di dibattito, diviso in sei temi – Corte Suprema, pandemia, economia, ambiente, sicurezza e tensioni razziali, regolarità del voto –, che secondo il sondaggio CNN hanno valso per lo sfidante democratico il favore di sei americani su dieci, con enorme sollievo di tutti noi, che sappiamo quanto le scelte di Trump si ripercuotano in Europa, in Italia, ovunque nel mondo. “Tutti sanno che il presidente Donald Trump è un bugiardo e un clown” ha detto Biden in riferimento all’Obamacare, la riforma sanitaria firmata il 25 marzo 2010 dall’allora presidente Barack Obama. Appena eletto, nel maggio 2017, Trump fece approvare dalla Camera dei Rappresentanti la richiesta di abrogazione totale dell’Obamacare, che passò con 217 sì e 213 no, e tuttavia non passò al Senato, nonostante questo sia a maggioranza repubblicana. Trump allora propose un’abrogazione parziale, ma nemmeno questa piacque al Senato, che declinò ancora, sia pure sul filo del rasoio, con 51 no e 49 sì. Con l’entrata in vigore della riforma, si stima che circa 32 milioni di americani indigenti, attualmente scoperti dall’assicurazione sanitaria, potrebbero accedere a cure mediche.

“Non puoi nemmeno pronunciare la parola forze dell’ordine per non far infuriare i liberal – ha ironizzato Trump, sul tema della sicurezza in riferimento alle rivolte del movimento Black Lives Matter –, la sinistra radicale ti tiene in pugno”. E Biden, quasi a ribadire che di sinistra ha poco e di radicale men che meno, si è mostrato incerto, ansioso di dire che no, la sinistra non lo tiene in pugno. E ci mancherebbe. “Quest’uomo non ha fatto nulla per gli afroamericani, quello che ha fatto è stato un disastro”, ha poi rilanciato verso Trump, sottraendosi dal compito di chiarire cosa intende fare lui, nel concreto, per curare una ferita che periodicamente insanguina l’America perché mai del tutto rimarginata nemmeno con Obama presidente: la questione razziale.

Mentre i due signori con i capelli tinti cercavano di farsi a pezzi mediaticamente sul palco della Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio, sotto lo sguardo divertito del conduttore Chris Wallace, nelle stanze di un centro di detenzione per irregolari di Irwin, a Ocilla, in Georgia, lontano da occhi indiscreti, solo a luglio sarebbero stati fatti a pezzi, asportati, buttati, almeno cinquanta uteri. Cinquanta donne sterilizzate tramite isteroctomia, un’operazione chirurgica invasiva, dolorosa, l’ultima ratio per qualunque medico. “Non è possibile che tutte avessero l’apparato riproduttivo tanto danneggiato da richiederne l’asportazione” ha detto Dawn Wooten, l’infermiera che dopo avere lavorato tre anni nel centro di detenzione ha denunciato l’accaduto. Le donne, quasi tutte non anglofone, avrebbero acconsentito al trattamento chirurgico dopo comunicazioni a dir poco lacunose da parte del personale medico, ricorrendo all’applicazione Google traduttore e passaparola.

La Salle corrections, la società privata che gestisce il centro in Georgia, insieme con gli altri diciassette sparsi in America di cui è responsabile, ha smentito tutto; ma intanto già spuntano altre testimonianze, raccolte da diverse associazioni, una su tutte, South Project, che in un dossier datato 14 settembre ha riportato la testimonianza di un’ex detenuta che racconta come cinque compagne di reclusione sarebbero state sterilizzate tra ottobre e dicembre 2019.

In America la detenzione affidata ai privati esiste dagli anni Ottanta ed è tra i business più redditizi. Durante le elezioni del 2016 scoppiò lo scandalo di Corrections Corporation of America (CCA) e The Geo Group, i più grandi gruppi societari impegnati nella gestione carceraria, entrambi quotati in borsa. Per ogni detenuto prendevano 70 dollari al giorno, spendendone 12 per ciascuno. Durante la corsa alle presidenziali, sia Donald Trump sia Hilary Clinton hanno ricevuto finanziamenti dai due gruppi. All’indomani della vittoria di Trump, le azioni della CoreCivic, ex Corrections Corporation of America (CCA), registravano + 43% in borsa, quelle di The Geo Group + 21%.

Quando scoppiò il caso dei minori maltrattati nel centro detentivo di Clint, Texas, l’allora candidato democratico Bernie Sanders twittò in spagnolo: “El primer día de mi administración: Emitiremos órdenes ejecutivas para deshacer cada cosa que Trump ha hecho para demonizar y dañar a los inmigrantes”. Demonizzare e (con)dannare gli immigrati.

Tutto si può dire, però, meno che in America manchi il verde. Tramite l’applicazione Google Street View si vede come ci siano prati anche nei pressi dell’università in cui hanno parlato Trump e Biden, anche nei pressi del centro in cui sarebbero state sterilizzate delle donne, detenute perché irregolari. Nella sesta strofa di Song of Myself, Whitman canta:

“Ti userò con gentilezza, erba ricciuta,
Forse traspiri dal petto di giovani uomini,
Che avrei potuto amare, se li avessi conosciuti,
Forse provieni da vecchi, o da figli ghermiti appena
fuori dai ventri materni,
Ed ecco, sei tu il ventre materno.
Quest’erba è troppo scura per uscire dal bianco capo
delle nonne,
Più scura della barba scolorita dei vecchi,
È scura per spuntare dal roseo palato delle bocche.
Oh nonostante tutto io sento il vociare di tante
lingue,
E capisco che non esce per nulla dalle bocche”.

Stanotte due uomini con i capelli tinti hanno parlato davanti a milioni di persone, perché da uno di loro dipende il destino di milioni e milioni di persone nel mondo. Tutt’intorno, noi spettatori, foglie d’erba. Will you shut up, men?

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