Lo spazio dell’intellettuale oggi

 

Intellettuale oggidi Rino Genovese

[Questo intervento è stato presentato all’Unione culturale Antonicelli di Torino il 9 marzo 2018, nell’ambito dell’incontro “Teorie e pratiche di critica sociale”].

Stando a una pura constatazione sociologica, lo spazio dell’intellettuale si è enormemente ampliato rispetto a ieri, intendendo con “ieri” essenzialmente la seconda metà del Novecento. Ciò è del tutto scontato, ed è da collegare con la fine di un modo ristretto di considerare la cultura. Un tempo aveva perfino fatto scandalo che potessero esserci libri tascabili, edizioni a poco prezzo dei classici della letteratura, oppure che il latino, con la riforma della scuola media unica, fosse diventato una materia secondaria. Accadeva in Italia nei primi anni sessanta: un’istruzione riservata a una élite e un sistema scolastico programmaticamente classista andavano dissolvendosi. Se fossimo beatamente progressisti, dovremmo dire che ne è stata fatta di strada. Ma il progresso civile (chiamiamolo così, con una vecchia espressione di sapore illuministico) non procede secondo una linea retta e nemmeno a spirale: piuttosto è fatto di segmenti spezzati che soltanto a montarli insieme con un certo sforzo compongono la figura di un progresso rispetto a qualcosa che c’era prima.

Così, se anche il campo di ricezione di qualsiasi messaggio intellettuale si è ampliato (da ultimo con Internet), è vero tuttavia che esso è diventato una semplice schiuma nella congerie caotica dei messaggi di cui è fatta la comunicazione corrente, entro cui è diventato difficile distinguere i contributi di qualità dal ciarpame. La fine della “cultura alta”, prevalentemente umanistica, è stata vissuta da molti come una perdita; ma si è trattato di una trasformazione storica che, se non altro, ha messo fuori causa una tradizione culturale impregnata di retorica. Va sempre sottolineato come la critica dei consumi – in questo caso dei consumi culturali – abbia spesso un segno conservatore. E poi certo anche un segno del tutto opposto, purché però si sappia fare la critica di una certa critica.

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