Ciclo “Le forme della città”

A CURA DI: CRS TOSCANA, FONDAZIONE PER LA CRITICA SOCIALE, FONDAZIONE ROSSELLI, LEGAMBIENTE TOSCANA, CONVENTINO, CITTA SOSTENIBILE

 

La condizione emergenziale della pandemia ci ha spinto a riflettere sulle forme di vita all’interno delle nostre città, evidenziando e portando all’estremo alcuni fenomeni di lunga data. Si tratta di ridefinire, in rapporto a ciò che stiamo vivendo, cosa intendiamo per spazio sociale (un termine di H. Lefebvre). Da tempo gli spazi delle nostre città sono sottoposti a un processo di mercificazione, che ne altera le strutture e l’ambiente, sono letteralmente posti in vendita, in funzione del turismo di massa e della speculazione immobiliare; ne soffre un’altra concezione dello spazio, che invece di articolarlo in funzione della circolazione delle merci, lo vorrebbe finalizzato all’incontro e al riconoscimento delle soggettività degli abitanti. Da sempre l’architettura e la tessitura urbana sono espressione ed estensione spaziale dei rapporti di potere sociali, ma anche – in alternativa – del legame sociale tra gli uomini. Come si configurano oggi nel nostro spazio questi rapporti? Come possiamo modificarli in meglio? Tenendo conto che i modi della mobilità degli abitanti nel loro spazio incidono sulla loro condizione psicologica, e che la bellezza o meno degli edifici e delle strade che li circondano influisce, anche in modo inconscio, sul loro stato emotivo ed affettivo, sulle relazioni che hanno tra di loro, sul modo in cui la loro vita si snoda nel passato verso il futuro e dunque sulla qualità del tempo vissuto.

Lo spazio sociale di una città è dunque allo stesso tempo un problema politico, economico, energetico, psichico, estetico. Ed è un problema essenzialmente ecologico, perché l’attuale governo (o non governo) delle città produce danni rilevanti in termini di risorse naturali, di spreco di energia, di consunzione dell’ambiente. Si pensi anche al rapporto informe tra centro musealizzato e gentrificato e periferie anonime e separate, una divisione che corrisponde anche a una suddivisione di classe e di censo; oppure alla necessità di normare in qualche modo l’impatto devastante del turismo di massa e la trasformazione delle case di abitazione in B&B.

Il seminario propone di interrogarci sull’evoluzione passata dello spazio sociale, sulla sua configurazione presente, sui progetti e se vogliamo anche sulle utopie che riguardano il suo assetto futuro. Particolare attenzione verrà data ai fenomeni che riguardano le città di Roma e Firenze, dove – a sede alterna – si svolgeranno gli incontri (a Firenze presso la sede del Conventino, a Roma presso la Fondazione per la critica sociale). I seminari si svolgeranno in forma mista, on line su piattaforma zoom e in presenza, nelle date e sui temi indicati più avanti.

 

Sedi dei seminari:

Firenze: Il Conventino Caffè Letterario, Sala Artusi – primo piano – Via Giano della Bella 20.

Roma: Fondazione per la critica sociale, Via Vespucci 38.

 

Agli incontri sarà possibile collegarsi online, nelle modalità che saranno rese note di volta in volta.

 

1) Lo spazio sociale e la metropoli, lineamenti teorici (Benjamin, Simmel, Lefebvre) – Mario Pezzella e Francesco Biagi, 19 novembre, h. 17.30-19, Firenze

Il tema generale del seminario verrà presentato ricorrendo ad alcuni concetti elaborati da W. Benjamin (la folla metropolitana, lo choc come forma di percezione, la metropoli nel XIX secolo), da G. Simmel (Il “nervosismo” come forma dell’inconscio sociale della metropoli), da H. Lefebvre (lo spazio sociale e il diritto alla città).

 

2) Che cos’è una mobilità sostenibile ovvero la città a chilometro zero.

Alessandra Criconia, 9 dicembre, 17.30-19, Roma

I collegamenti e i modi di muoversi e attraversare i territori sono alla base della struttura urbana: le reti della mobilità costituiscono l’intelaiatura delle città e il cardine dello spazio sociale. Ora, l’emergenza ambientale e la chiamata alla conversione ecologica presuppongono una riforma delle infrastrutture in chiave sostenibile che, a dispetto di quanto talvolta appare, non è né semplice né banale. Non si tratta infatti di aggiungere piste ciclabili, ampliare dei marciapiedi, incrementare i corridoi ecologici ma di avere una visione globale e sintetica – un progetto – che presupponga una riformulazione dei modelli urbani a partire da una diversa declinazione del rapporto spazio-tempo e del principio di distanza che all’indomani di un confinamento e di una stanzialità forzata richiedono ulteriori riflessioni. Recenti politiche urbane – Parigi, Barcellona, Copenhagen e in Italia Bologna e Milano –, pratiche di urbanismo tattico e di eco-femminismo mostrano quanto la rigenerazione del palinsesto della mobilità contemporanea non sia soltanto un progetto di riqualificazione funzionale ma un processo di rinnovamento dei modi della convivenza e dell’abitare collettivo che mette al centro dello spazio fisico e sociale, il valore della prossimità in una relazione interscalare tra città e territorio.

 

3) Il paesaggio nella transizione ecologica, tra opportunità e false dicotomie – Fausto Ferruzza, 19 gennaio, h. 17.30-19, Firenze

Come conciliare le trasformazioni territoriali che la transizione ecologica renderà necessarie nei prossimi anni in Italia con la qualità del nostro paesaggio? Rifuggendo da risposte semplici, il quesito, di caratura culturale, sovrasta un ampio dibattito che, purtroppo, si sta caratterizzando per una forte torsione dicotomica: ambiente versus paesaggio. Ma è davvero possibile ridurre la complessità della sfida che abbiamo di fronte a questo “duello”?

 

 

4) L’immigrazione, il razzismo e la realtà urbana. Le periferie tra rivolta e integrazione – Rino Genovese, 3 febbraio, h. 17.30-19, Roma

La città post-pandemica sarà simile a quella precedente alla pandemia? Dopo il “raffreddamento delle retoriche xenofobe” (Tricomi) a favore delle proteste contro le chiusure, contro la campagna vaccinale o il pass sanitario, non ci sarà una ripresa degli atteggiamenti contro gli immigrati, o per la sicurezza e il decoro, costitutivi di ciò che in un recente volume abbiamo chiamato la “sindrome identitaria”? La cosiddetta cittadinanza attiva non ha anche una faccia qualunquistica, neo-razzista, di estrema destra?

 

5) La forma urbana alla prova della “rivoluzione energetica”. Fondamenti e criticità. – Giuseppe Grazzini, 24 febbraio, h. 17.30-19, Firenze

Un breve cenno al rapporto tra forma della città, clima e fonti energetiche porta a vedere come debba cambiare l’attuale approccio al tema energetico. La città deve adeguarsi ad un diverso modo di usare e produrre l’energia, considerando la necessità di guardare ad un futuro per l’umanità, che non dia benessere solo ad una minoranza. Le conoscenze ci sono, vanno comprese ed applicate.

 

6) La linea rossa (1964-2021): l’allegoria metropolitana – Barbara Carnevali, 10 marzo, h. 17.30-19, Roma

Ripercorrendo la storia della prima linea della metropolitana di Milano, analizzo con uno sguardo estetico-sociale di ispirazione simmeliana e benjaminiana la forma delle cose e delle infrastrutture tipiche dello stile industriale» del dopoguerra: linee razionaliste ma smussate da curve, pavimenti di gomma sintetica, allestimenti di plastica, materiali sintetici. In questo stile si esprimeva la «cultura del progetto» che tentò di realizzare in Italia una modernità dolce, alleggerita: una modernità che ammortizzasse lo choc dell’accelerazione garantendo allo stesso tempo la democratizzazione del benessere. La parabola dello stile industriale è la stessa della modernizzazione. Oggi lo stile modernista milanese è solo una citazione destoricizzata delle case di moda come Prada, e la metropoli post-industriale e post-epidemica è alla ricerca di nuove forme che sappiano incarnare le sue nuove sfide etiche e politiche.

 

7) Centro e periferia. Gli esempi di Roma e Firenze. – Valdo Spini e Walter Tocci, 24 marzo, h. 17.30-19, Firenze

1) A Firenze il centro storico è da sempre il simbolo della vita civica. Il periodo-Covid ha appannato la forza anche simbolica di questa centralità che, priva dei turisti, ha visto declinare molte attività e mostrato i segni della perdita dei suoi residenti, segnando un “riscatto” della vita di periferia ed evidenziando gli squilibri fra le diverse parti della città. Quali correzioni sono ipotizzabili? e quante sono da relazionarsi al sistema metropolitano?

2) Le borgate romane sono un caso esemplare dell’emarginazione sociale e spaziale in ambito urbano nel Novecento. Se ne trova traccia perfino nella mutazione del significato della parola “borgata” e in generale nei rapporti tra il romanesco e l’italiano. Nel corso della trasformazione sono cambiati radicalmente i paradigmi dello spazio sociale: dal dentro-fuori dei primi insediamenti, al qui-altrove degli anni ottanta, fino all’alto-basso di oggi. Anche l’immaginario si è ribaltato passando dall’altrove temporale all’altrove spaziale. E si è sedimentato un dualismo tra la periferia “pasoliniana” e la periferia anulare. Nella dimensione spaziale è ancora possibile una cura: dalla distopia della frammentazione metropolitana all’utopia della città giardino che abbiamo riscoperto con il Covid. Tradurre la possibilità in azione, però, richiede un’ardua rielaborazione del rapporto tra umanità popolare e progetto politico.

 

8) Il rapporto fra esterno e interno: incentivi e disincentivi alla residenza, turismo di massa, città a scomparsa – Luca Baiada, 7 aprile, h. 17.30-19, Roma

Le aree perimetrate a controllo ristretto. La mappatura dello spazio urbano e quella degli interni abitativi. La riduzione della locazione abitativa, l’aumento della locazione voluttuaria. L’obbligo di acquisto costruito tramite gli sfratti e la successiva espropriazione di valore mediante stravolgimento del territorio. I mutui fondiari come tasse occulte sulle retribuzioni. L’obbligo di residenza formale in luoghi regolarizzati, pena l’impossibilità di allacciare utenze di servizio. L’accesso e la sosta con veicoli privati. Proprietà e possesso non sono più come prima.

 

9) Architettura tra bellezza e funzionalità. La costruzione dei luoghi e le relazioni intersoggettive – Enzo Scandurra, h. 17.30-19, 28 aprile, Roma

Di quale bellezza parliamo a proposito di città? Qual è il rapporto tra democrazia, estetica e utilità sociale dell’architettura? La domanda non è scontata perché i nostri governanti e amministratori, convinti che il mondo si possa ridurre a una funzione, agiscono dimenticando che la bellezza è invece, e soprattutto relazione, ovvero quel rapporto misterioso che c’è tra pietre (architettura) e popolo (socialità). In tal senso ha ragione  papa Francesco a ricordare agli architetti che «non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco» ( Laudato si’ , § 150). Non c’è bellezza senza consapevolezza verso il passato e verso le generazioni future. La bellezza di cui abbiamo bisogno non è evasione dal presente: non c’è bellezza senza storia, senza una forte responsabilità collettiva.

 

10) Lavoro digitale, astrazione e nuove forme della città Alessandro Simoncini, 13 maggio, h. 17.30-19, Firenze

I processi di digitalizzazione della società rimodellano le forme degli spazi produttivi. Dobbiamo parlare, al proposito, di post-industriale o di iper-industriale? In ogni caso, questi processi sembrano approfondire la presa dell’astrazione sullo spazio sociale e sullo spazio urbano. E così facendo contribuiscono a modificare le forme della città, come mostra la vicenda del Platform capitalism.  

 

NOTE BIOGRAFICHE DEI RELATORI

 

Luca Baiada, magistrato dal 1990, ha preso parte ai processi sulle stragi nazifasciste in Italia. Ha scritto l’ultima sentenza penale italiana sullo sterminio degli ebrei. È autore di numerosi articoli su temi giuridici e politici e dei volumi “Operazione Alitalia. Affari e politica: un modello per il capitalismo italiano”, ombre corte 2011, e “Raccontami la storia del Padule. La strage di Fucecchio del 23 agosto 1944: i fatti, la giustizia, le memorie”, ombre corte 2016. Fa parte del comitato direttivo della rivista “Il Ponte” e del comitato di indirizzo della Fondazione per la critica sociale.

 

Francesco Biagi (Treviso, 1986) è ricercatore in sociologia urbana presso il gruppo di ricerca GESTUAL (Grupo de Estudos Sócio-Territoriais, Urbanos e de Ação Local) del centro di ricerca della facoltà di architettura di Lisbona, CIAUD (Centro de Investigação em Arquitetura, Urbanismo e Design). Attualmente si sta impegnando nella riscoperta del pensiero di Henri Lefebvre, riportando in auge la sua riflessione sulla città e lo spazio come prospettiva da cui muovere per comprendere le attuali trasformazioni urbane nel XXI secolo. A tale proposito ha pubblicato: Henri Lefebvre. Una teoria critica dello spazio (Jaca Book, Milano, 2019).

 

Barbara Carnevali insegna Filosofia presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi. Si occupa in particolare dei rapporti tra estetica, società e politica (“estetica sociale”) e delle forme della soggettività contemporanea. Tra le sue pubblicazioni: Romanticismo e riconoscimento. Figure della coscienza in Rousseau (Bologna, Il Mulino, 2004); Le apparenze sociali. Una filosofia del prestigio (Bologna, Il Mulino 2012), ampliato nella versione inglese: Social Appearances. A Philosophy of Display and Prestige (New York, Columbia University Press, 2020) e ha curato insieme ad Andrea Pinotti l’antologia di Georg Simmel, Stile moderno. Saggi di estetica sociale (Torino, Einaudi, 2020). Sul tema della città sta terminando per Feltrinelli il saggio La linea Rossa. Milano e il progetto della modernità, dedicato a Milano, alla sua “educazione estetica” in senso schilleriano, e alla parabola dello stile di vita modernista.

 

Alessandra Criconia, professore associato di Progettazione urbana e architettonica all’università Sapienza di Roma. È promotore di accordi culturali e di scambio internazionali per la Facoltà di Architettura. In particolare è responsabile dell’Erasmus Agreement con ENSA Paris Malaquais e degli ABI con ENSA Paris Malaquais (dal 2009) e con Escola da Cidade-Faculdade de Arquitetura e Urbanismo di San Paolo del Brasile (dal 2011). Tra le sue pubblicazioni: La stazione della metropolitana propulsore di urbanità diffusa, ARe 2018 (con G. Bianchi); Lina Bo Bardi. Un’architettura tra Italia e Brasile, Franco Angeli 2017; L’architettura dei musei, Carocci 2011; La qualità dell’urbano, Meltemi 2010 (con A. Terranova).

 

Fausto Ferruzza è architetto di formazione. Ecologista militante, è esperto di analisi dei contesti territoriali e autore di numerosi saggi e articoli sulle più diverse problematiche ambientali del nostro Paese. È presidente di Legambiente Toscana ONLUS dal 2011, membro dell’Osservatorio nazionale per la qualità del Paesaggio del MiC dal 2015 e componente della Segreteria Nazionale di Legambiente (con delega al paesaggio) dal 2019.

 

 

Rino Genovese, già ricercatore presso la Scuola Normale di Pisa, è oggi presidente della Fondazione per la critica sociale. Si occupa di teoria sociale e di estetica. Tra le sue pubblicazioni, Convivenze difficili. L’Occidente tra declino e utopia (Feltrinelli 2005); Trattato dei vincoli. Conoscenza, comunicazione, potere (Cronopio 2009); Un illuminismo autocritico. La tribù occidentale e il caos planetario (Rosenberg&Sellier,2013);Il destino dell’intellettuale (manifestolibri 2013);Totalitarismi e populismi (manifestolibri 2016).

 

Giuseppe Grazzini, Laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Bologna nel 1973. Fino ad ottobre 2018 Professore Ordinario di Fisica Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria di Firenze, già docente allo IUAV di Venezia e ricercatore all’Istituto di Fisica Tecnica dell’Università di Bologna. Autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche nei campi dell’uso razionale dell’energia e delle fonti rinnovabili. Già Direttore del Dipartimento di Energetica ed Energy Manager dell’Ateneo di Firenze.

Membro del Comitato Scientifico regionale di Legambiente e di quello della Fondazione Ernesto Balducci. Ex redattore di “Testimonianze”.

 

Mario Pezzella ha insegnato Estetica ed Estetica del Cinema in diverse università italiane e straniere, attualmente direttore della rivista Altraparola collabora col Centro per la Riforma dello Stato. Tra le sue pubblicazioni recenti: La memoria del possibile (Milano 2009), Insorgenze (Milano 2014), Le nubi di Bor (Arezzo 2016), La voce minima (Roma 2017), Altrenapoli (Torino 2019). Insieme ad A. Tricomi ha curato il volume I corpi del potere. Il cinema di Aleksandr Sokurov (Milano 2012); ha curato inoltre i numeri speciali del Ponte: La Repubblica dei beni comuni (2013), Gli spettri del capitale (2014) e Il tempo del possibile: l’attualità della Comune di Parigi (insieme a Francesco Biagi e Massimo Cappitti, 2018).

 

Enzo Scandurra, già ordinario di Sviluppo Sostenibile per L’Ambiente e il Territorio, presso università “Sapienza”, dove ha ricoperto il ruolodi Direttore di Dipartimento e coordinatore di Dottorato di Ricerca in Urbanistica. Collabora a “il manifesto”; saggista e scrittore. Tra le sue ultime pubblicazioni: Biosfera, l’ambiente che abitiamo (2020), Miserie e splendori dell’urbanistica (2018, con I. Agostini), Fuori squadra (2017), Exit Roma (2019), Vite periferiche (2012) Un paese ci vuole. Ripartire dai luoghi (2007).

 

Alessandro Simoncini è ricercatore a tempo determinato in filosofia politica all’università per Stranieri di Perugia. Tra le sue ultime pubblicazioni, Lessico postdemocratico (a cura di, con Salvatore Cingari), Perugia, Perugia University Press, 2016; Democrazia senza futuro?, Milano, Mimesis, 2018; Dopo il Leviatano cosa? Sulla metamorfosi della forma-Stato, in M. Cappitti, M. Pezzella, P. P. Poggio (a cura di), Alle frontiere del capitale, Milano, Jaca Book, 2018; Sulla sicurezza dei moderni. A proposito di Hobbes e von Justi, in A. Arienzo, S. De Luca, Protego ergo obbligo. Ordine, sicurezza e legittimazione nella storia del pensiero politico, Pisa, Ets, 2019.

 

Valdo Spini, fiorentino, professore universitario, dirige la rivista “QCR. Quaderni del Circolo Rosselli” (pacini editore). Eletto Deputato per otto legislature dal 1979 al 2008, è stato Ministro dell’Ambiente nei governi Ciampi e Amato I (1993-1994) e Membro della Convenzione per l’Avvenire dell’Europa (Bruxelles, 2002-2003).

Attualmente presiede l’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane (Aici) e il Coordinamento delle Riviste Italiane di Cultura (Cric), è membro del Consiglio di Amministrazione delle Gallerie degli Uffizi, Vice Presidente del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Membro del Consiglio di Amministrazione del Gabinetto Vieusseux.

Autore di numerosi libri e saggi, tra cui Viaggio dentro le istituzioni” (1992), Vent’anni dopo la Bolognina” (2010), La buona politica con Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi e Introduzione di Furio Colombo, (Venezia, Marsilio 4° ediz 2015) e con Giorgio Spini, La strada della Liberazione. Dalla scoperta di Calvino al fronte dell’VIII Armata (Torino, Claudiana 3a ed. 2003).

 

Walter Tocci è stato vicesindaco di Roma e assessore alla mobilità durante la Giunta Rutelli. Più volte parlamentare, ha diretto il Centro per la riforma dello Stato. Tra i suoi libri. Roma che ne facciamo (1993), Avanti c’è posto (2008), Roma. Non si piange su una città coloniale (2015), Roma come se (2021).

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