Roma-Gra

La città spezzata

Roma-Gradi Walter Tocci

[Il 7 febbraio scorso, nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma “La Sapienza”, è stato presentato il volume di Alessandro Lanzetta, Roma informale. La città mediterranea del GRA (Manifestolibri, 2018). Sono intervenuti Enzo Scandurra, Carlo Cellamare, Massimo Ilardi e Walter Tocci. Riproponiamo l’intervento di quest’ultimo].

Questo piccolo libro pone al centro la più grande questione di Roma, cruciale e di enorme complessità: che cosa ne faremo della città del Grande Raccordo Anulare? Appaiono ormai fuori gioco tutte le tecniche, le ideologie, l’intero immaginario novecentesco attraverso cui in passato abbiamo pensato la questione. Si tratta di una vera e propria sfida, e Alessandro Lanzetta, con uno stile aforistico, allusivamente nietzschiano, cerca di mettere a punto gli strumenti che potrebbero servirci in futuro.

Anzitutto nel suo libro c’è una messa fuori causa del mainstream urbanistico, mediante una critica ironica, sprezzante – e sarebbe questo un lavoro da fare oggi in modo militante. Abbiamo infatti una frattura nel pensiero su Roma. Tutta la classe dirigente (di cui io stesso porto una parte di responsabilità) pensa ancora con le categorie del “modello Roma”. È un detrito che rimane, un maistream vecchio e superato. Le cose interessanti provengono invece da giovani studiosi, policy makers, avanguardie culturali, che restano però del tutto isolate. Continua a leggere “La città spezzata”

Sesc Pompéia di San Paolo, l’individualismo sociale in Brasile

Sesc PompéiaTaccuino di viaggio
di Rino Genovese

[Questo articolo è apparso su “Il reportage”, 26, aprile-giugno 2016. Foto di Alessandro Lanzetta]

Primi a venirmi incontro, sceso dall’aereo, mentre il taxi cerca di farsi largo nel traffico delle sette del mattino, sono gli odori. Le città brasiliane traboccano tutte di friggitorie al chiuso e all’aperto fino a toglierti il respiro con le loro pastelle e salsicce, e soprattutto crocchette di frango, cioè di pollo, che insieme con il churrasco – noi diremmo il barbecue – segnano il ritmo di una vita che non smette di pulsare e nutrirsi a tutte le ore. São Paulo non fa eccezione: ne annuso l’aroma come quello di un appetitoso breakfast, che dà però un po’ fastidio a chi per prima colazione è abituato a un semplice caffè. Scaricato infine sotto il grattacielo che mi ospiterà, sorbisco il liquido nero in una grande tazza al banco di un baretto appena aperto. Ha inizio nell’ascensore che mi porta al ventinovesimo piano dell’edificio Copan l’esperienza reale della mia megalopoli. A questo enorme stabile dalla elegante forma ondulata, costruito da Niemeyer negli anni cinquanta, Regina Rheda ha dedicato un libro di racconti dalla vena surreale, intitolato L’arca senza Noè, per descrivere i suoi abitanti che, fino a non troppo tempo fa, formavano un’eteroclita schiera di poveracci, artisti spiantati e prostitute. Oggi l’edificio, in via di restauro, è popolato dalla nuova “classe media” (giovani coppie o più spesso single con un reddito mensile non superiore ai mille euro) creata dagli anni di Lula, come del resto l’intero centro storico, che conosce un processo di gentrification. Andata via una certa marginalità urbana, arrivano tra gli altri quelli come me, con le loro brave borse da viaggio piene di libri e di guide per fissare le idee e poter fare confronti.

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